Oggi è la
giornata della donna, il cui simbolo è la mimosa. La mimosa venne scelta non
solo perché economica, ma soprattutto perché è l'unico fiore che sboccia a
Marzo e, nonostante la sua apparente fragilità, riesce a crescere anche su
terreni difficili.
L'iniziativa di celebrare la giornata internazionale
della donna fu presa per la prima volta nel febbraio del 1909 negli Stati
Uniti. In realtà fino al 1921 i singoli Paesi scelsero giorni diversi per la
celebrazione. Fu a Mosca, durante la seconda conferenza delle donne comuniste,
che venne confermata come unica data per le celebrazioni l'8 marzo, in ricordo
della manifestazione delle donne contro lo zarismo di San Pietroburgo.
In Italia e in altri paesi si fa invece spesso
riferimento ad un rogo del 1911, avvenuto a New York, durante il quale persero
la vita 134 donne. La leggenda narra che avvenne in una fabbrica di camicie
proprio l'8 marzo, ma a seconda dei paesi cambiano le date, il luoghi e il
numero delle vittime.
La ricorrenza è nata però per ricordare le conquiste
sociali e politiche delle donne, per combattere la discriminazione e la
violenza.
In realtà noi donne non vogliamo una festa che ricordi
agli uomini i nostri diritti, che permetta alle casalinghe disperate di poter
uscire di casa con le amiche senza che il marito si infastidisca. Non vogliamo
mimose o mazzi di fiori
Come disse Mary Shelley "la vera libertà delle
donne parte dalla cultura". Noi questa cultura l'abbiamo raggiunta
lottando nei secoli. Studi recenti dimostrano che le ragazze sono le più brave
a scuola, ma che poi il mondo del lavoro le penalizza.
Oggi è soprattutto una giornata di sciopero che si
svolgerà in più di 40 paesi del mondo, partito da Women's March , il movimento
americano che protesta contro il presidente Trump. In America oggi sarà "a
day without a woman" (un giorno senza una donna), una protesta che vuole
dimostrare che cosa vuol dire fare a meno delle donne sul posto del lavoro.
Le donne di oggi vogliono pari diritti e sono stanche
delle discriminazioni. Noi italiane possiamo ritenerci soddisfatte di avere una
piccola quota rosa in Parlamento e che il nostro presidente della camera, Laura
Boldrini, sia una donna. In questo giorno più che mai vogliamo ricordare tutte
le donne meno fortunate di noi, che vivono in paesi che le odiano: in
Afghanistan, in Congo, in Pakistan, in India, in Somalia.
Vogliamo solo giustizia per tutte quelle donne che sono
continuamente vittime di stupri, violenze domestiche, matrimoni forzati in
tenera età, infibulazioni, mutilazioni genitali… alcune donne sono addirittura
obbligate ad abortire quando scoprono di avere in grembo una figlia femmina.
Non è questo il mondo che vogliamo, non è un giorno
dell'anno a noi dedicato a fare la differenza.
Nessun commento:
Posta un commento