mercoledì 8 marzo 2017

Noi Donne

 Oggi è la giornata della donna, il cui simbolo è la mimosa. La mimosa venne scelta non solo perché economica, ma soprattutto perché è l'unico fiore che sboccia a Marzo e, nonostante la sua apparente fragilità, riesce a crescere anche su terreni difficili.
L'iniziativa di celebrare la giornata internazionale della donna fu presa per la prima volta nel febbraio del 1909 negli Stati Uniti. In realtà fino al 1921 i singoli Paesi scelsero giorni diversi per la celebrazione. Fu a Mosca, durante la seconda conferenza delle donne comuniste, che venne confermata come unica data per le celebrazioni l'8 marzo, in ricordo della manifestazione delle donne contro lo zarismo di San Pietroburgo.
In Italia e in altri paesi si fa invece spesso riferimento ad un rogo del 1911, avvenuto a New York, durante il quale persero la vita 134 donne. La leggenda narra che avvenne in una fabbrica di camicie proprio l'8 marzo, ma a seconda dei paesi cambiano le date, il luoghi e il numero delle vittime.
La ricorrenza è nata però per ricordare le conquiste sociali e politiche delle donne, per combattere la discriminazione e la violenza.
In realtà noi donne non vogliamo una festa che ricordi agli uomini i nostri diritti, che permetta alle casalinghe disperate di poter uscire di casa con le amiche senza che il marito si infastidisca. Non vogliamo mimose o mazzi di fiori
Come disse Mary Shelley "la vera libertà delle donne parte dalla cultura". Noi questa cultura l'abbiamo raggiunta lottando nei secoli. Studi recenti dimostrano che le ragazze sono le più brave a scuola, ma che poi il mondo del lavoro le penalizza.
Oggi è soprattutto una giornata di sciopero che si svolgerà in più di 40 paesi del mondo, partito da Women's March , il movimento americano che protesta contro il presidente Trump. In America oggi sarà "a day without a woman" (un giorno senza una donna), una protesta che vuole dimostrare che cosa vuol dire fare a meno delle donne sul posto del lavoro.
Le donne di oggi vogliono pari diritti e sono stanche delle discriminazioni. Noi italiane possiamo ritenerci soddisfatte di avere una piccola quota rosa in Parlamento e che il nostro presidente della camera, Laura Boldrini, sia una donna. In questo giorno più che mai vogliamo ricordare tutte le donne meno fortunate di noi, che vivono in paesi che le odiano: in Afghanistan, in Congo, in Pakistan, in India, in Somalia.
Vogliamo solo giustizia per tutte quelle donne che sono continuamente vittime di stupri, violenze domestiche, matrimoni forzati in tenera età, infibulazioni, mutilazioni genitali… alcune donne sono addirittura obbligate ad abortire quando scoprono di avere in grembo una figlia femmina.

Non è questo il mondo che vogliamo, non è un giorno dell'anno a noi dedicato a fare la differenza.

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