mercoledì 22 febbraio 2017

Montevago “Un Paese nato da un sogno”

La ridente cittadina di Montevago, comune della Sicilia occidentale in provincia di Agrigento, è situata su un’ampia piattaforma che domina l’intera Valle del Belice. 
Durante il susseguirsi dei secoli questa zona ha vissuto svariate colonizzazioni; sul territorio,  infatti, si sono avvicendati Sicani, Greci, Romani, Bizantini, Musulmani, Normanni, Spagnoli.
Tracce di tali insediamenti sono visibili a tutt’oggi.
Durante la dominazione araba, nella zona sono sorti casali e villaggi, tra questi si ricorda il casale “Manzil Sindi”, che con la venuta dei Normanni prese il nome di Miserendino. Questo feudo e il relativo castello vennero concessi nel 1392 da Re Martino ad Antonio Moncada, conte di Adernò.
Nel 1636 il territorio fu acquistato dalla nobildonna Girolama Xirotta e nel 1642, il figlio di questa, don Rutilio Xirotta, ottenne dal re Filippo IV di Spagna il titolo di primo principe del paese e l’opportuna “licentia populandi” per fondare una colonia agricola.
Il bellissimo scenario naturale che incorniciava il paesino fu ciò che suggerì, con molta probabilità, il nome “Montevago” un nome per un luogo da sogno.
Don Rutilio Xirotta si dedicò alla crescita e allo sviluppo del nuovo paese. Fu un uomo di vasta cultura e poeta, sia in lingua italiana che in dialetto siciliano.
Datimi paci, o duri mei pinseri,
basta assai chi furtuna mi fa guerra
troppu a lu volu, ohimè siti leggeri
né viditi lu pisu chi v’atterra
troppu superbi iiti, e troppa auteri
e guai pri cui tropp’auta imprisa afferra
chi cui cerca arrivari all’auti sferi
o si cunsuma in focu, o cadi in terra.

Sviluppatosi originariamente attorno al preesistente castello e all’antica chiesetta di San Domenico, nel tempo il centro conobbe il dominio dei signori Gravina e dei duchi di San Michele. Sotto questa famiglia, Montevago ebbe un notevole impulso, e il paese venne edificato secondo uno schema ortogonale che diede una vera fisionomia all’abitato. Furono  avviati anche i lavori per la costruzione del Duomo, che verrà portata a termine, solo nel 1830, dal Cardinale Pietro Gravina. Montevago venne abbellita da altri importanti monumenti che sono andati distrutti dal terremoto del gennaio 1968.
Del vecchio paese rimane solo un cumulo di macerie diventate un vero e proprio “museo della distruzione a cielo aperto”.
Il territorio offre ai suoi visitatori dei paesaggi rurali di incontaminata bellezza, alcuni dei quali a forte caratterizzazione archeologica:
·         Villa Romana II sec. a.C. - Contrada Mastragostino
·         Insediamento_bizantino.png
·         Tombe Sicane – Vallone San Nicola
·         Necropoli Musulmana - Contrada Caliata
·         Castello della Venaria

Notevole interesse riveste, inoltre, il complesso termale “Acqua Pia” ricco di fascino grazie alla rigogliosa vegetazione mediterranea, alla presenza di una ricca fauna, al silenzio interrotto solo dal gorgoglio della sorgente.
Le terme di Acqua Pia, conosciute fin dall’antichità,  sono state pienamente valorizzate solo in epoca recente con la costruzione di un moderno stabilimento termale e di strutture ricettive finemente incastonate nel territorio naturale.
La storia delle terme di Acqua Pia affonda le sue origini in tempi lontani, dove il mito si confonde con la storia.

Un’antica leggenda, infatti, racconta la storia di Cinzio e Corinzia, due giovani pastori della Valle del Belice, che erano soliti, mentre facevano pascolare il bestiame, bagnarsi nelle calde acque di quella che in futuro verrà chiamata “Fonte Sacra“.
Un giorno, con addosso delle candide vesti, i due innamorati percorsero il pendio tra cardi e ginestre per celebrare, presso la sacra fonte, un rito in onore di Venere. La dea, per ringraziarli, donò loro bellezza ed immortalità, tramutando Cinzio in un fauno e Corinzia in una ninfa.

Per secoli, in effetti, la sorgente termale di Acqua Pia fu chiamata Fonte Sacra e le sue benefiche proprietà furono sfruttate da tutte le popolazioni che si sono succedute attraverso i secoli, a partire dai romani che crearono le prime strutture per lo sfruttamento delle acque.

 Lavoro svolto dalla classe 3 F

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