La ridente cittadina
di Montevago, comune della Sicilia occidentale in provincia di Agrigento, è
situata su un’ampia piattaforma che domina l’intera Valle del Belice.
Durante il
susseguirsi dei secoli questa zona ha vissuto svariate colonizzazioni; sul
territorio, infatti, si sono avvicendati
Sicani, Greci, Romani, Bizantini, Musulmani, Normanni, Spagnoli.
Tracce di tali
insediamenti sono visibili a tutt’oggi.
Durante la
dominazione araba, nella zona sono sorti casali e villaggi, tra questi si
ricorda il casale “Manzil Sindi”, che con la venuta dei Normanni prese il nome
di Miserendino. Questo feudo e il relativo castello vennero concessi nel 1392
da Re Martino ad Antonio Moncada, conte di Adernò.
Nel 1636 il
territorio fu acquistato dalla nobildonna Girolama Xirotta e nel 1642, il
figlio di questa, don Rutilio Xirotta, ottenne dal re Filippo IV di Spagna il
titolo di primo principe del paese e l’opportuna “licentia populandi” per
fondare una colonia agricola.
Il bellissimo
scenario naturale che incorniciava il paesino fu ciò che suggerì, con molta
probabilità, il nome “Montevago” un nome per un luogo da sogno.
Don Rutilio Xirotta
si dedicò alla crescita e allo sviluppo del nuovo paese. Fu un uomo di vasta
cultura e poeta, sia in lingua italiana che in dialetto siciliano.
Datimi paci, o duri
mei pinseri,
basta assai chi
furtuna mi fa guerra
troppu a lu volu,
ohimè siti leggeri
né viditi lu pisu chi
v’atterra
troppu superbi iiti,
e troppa auteri
e guai pri cui
tropp’auta imprisa afferra
chi cui cerca
arrivari all’auti sferi
o si cunsuma in focu,
o cadi in terra.
Sviluppatosi
originariamente attorno al preesistente castello e all’antica chiesetta di San
Domenico, nel tempo il centro conobbe il dominio dei signori Gravina e dei
duchi di San Michele. Sotto questa famiglia, Montevago ebbe un notevole
impulso, e il paese venne edificato secondo uno schema ortogonale che diede una
vera fisionomia all’abitato. Furono avviati anche i lavori per la costruzione del
Duomo, che verrà portata a termine, solo nel 1830, dal Cardinale Pietro
Gravina. Montevago venne abbellita da altri importanti monumenti che sono
andati distrutti dal terremoto del gennaio 1968.
Del vecchio paese
rimane solo un cumulo di macerie diventate un vero e proprio “museo della
distruzione a cielo aperto”.
Il
territorio offre ai suoi visitatori dei paesaggi rurali di incontaminata
bellezza, alcuni dei quali a forte caratterizzazione archeologica:
·
Villa Romana II sec. a.C.
- Contrada Mastragostino
·
Insediamento_bizantino.png
·
Tombe Sicane – Vallone
San Nicola
·
Necropoli Musulmana -
Contrada Caliata
·
Castello della Venaria
Notevole interesse
riveste, inoltre, il complesso termale “Acqua Pia” ricco di fascino grazie alla
rigogliosa vegetazione mediterranea, alla presenza di una ricca fauna, al
silenzio interrotto solo dal gorgoglio della sorgente.
Le terme di Acqua Pia, conosciute fin dall’antichità, sono state pienamente valorizzate solo in
epoca recente con la costruzione di un moderno stabilimento termale e di
strutture ricettive finemente incastonate nel territorio naturale.
La storia delle terme di Acqua Pia affonda le
sue origini in tempi lontani, dove il mito si confonde con la storia.
Un’antica leggenda, infatti, racconta la
storia di Cinzio e Corinzia, due giovani pastori della Valle del Belice, che
erano soliti, mentre facevano pascolare il bestiame, bagnarsi nelle calde acque
di quella che in futuro verrà chiamata “Fonte Sacra“.
Un giorno, con addosso delle candide vesti, i
due innamorati percorsero il pendio tra cardi e ginestre per celebrare, presso
la sacra fonte, un rito in onore di Venere. La dea, per ringraziarli, donò loro
bellezza ed immortalità, tramutando Cinzio in un fauno e Corinzia in una ninfa.
Per secoli, in effetti, la sorgente termale di
Acqua Pia fu chiamata Fonte Sacra e le sue benefiche proprietà furono sfruttate
da tutte le popolazioni che si sono succedute attraverso i secoli, a partire
dai romani che crearono le prime strutture per lo sfruttamento delle acque.
Lavoro svolto dalla classe 3 F
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